17 - La voce delle mie parole
- Enzo
- 7 giu
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 14 giu

Ho raccolto tutto il mio coraggio.
Le mie dita tenevano stretta la carta come se fosse uno scudo protettivo.
La mia voce era appena udibile quando iniziai:
“Giorgio, quando ti vedo, perdo un po’ il controllo…”
«Per favore, leggi un po' più forte», interruppe dolcemente con la sua voce maschile.
"Non ti capisco quasi."
Presi fiato.
Poi leggo ulteriormente, più chiaramente:
“Giorgio, quando ti vedo, perdo un po' il controllo.
Non sei rumoroso, eppure il tuo silenzio riempie tutto.
Non so chi sei veramente.
Tutto quello che so è che mi sento piccolo con te.
E che sia giusto così."
Giorgio ascoltava attentamente.
Si appoggiò allo schienale, intrecciando le mani dietro la testa.
La parte superiore del suo corpo si irrigidì e il suo petto si sollevò leggermente.
Allungò le gambe, molto lentamente, come chi è abituato a occupare spazio.
Gli guardai brevemente i piedi.
Mi fermai.
Mi si è stretto lo stomaco.
Poi ho continuato a leggere.
Più lentamente.
Parola per parola:
"Non so perché sono i tuoi piedi a non lasciarmi andare.
Forse perché è l'unico posto in cui voglio stare.
Non accanto a te. Non davanti a te.
Ma sotto di te.
Non voglio niente da te, solo servirti.
Tranquillo.
Grato."
Giorgio rise.
Non è una presa in giro, è un misto di sorpresa e atteggiamento difensivo.
Mi posò una mano sulla spalla, ferma e pesante.
Poi sollevò leggermente il piede, quasi con noncuranza.
"Un frocio che vuole mettersi tra i miei piedi..." disse.
Non ho potuto fare a meno di dare una rapida occhiata.
Se ne accorse.
Io ridevo, imbarazzato.
Mi bruciava la faccia.
Non mi ero mai sentito così nudo.
Ma mentre la sua mano si posava sulla mia spalla, lo sentii –
caldo, salato, maschile. Il suo braccio era forte e pesante.
Profumava di potenza. Il suo profumo mi colpì direttamente. Il testosterone di un vero uomo. Dolce. Aspro. Il mio corpo reagì immediatamente. Lo sentii nel cavallo.
La sua coscia accanto a me: grossa, muscolosa, pelosa. E questo pacco che rappresentava qualcosa di irraggiungibile. Era più grosso di prima?
I suoi piedi nudi: grandi, pesanti, ben piantati a terra.
Grande: tutto in lui era grande.
Volevo andarci.
In questo posto.
Volevo essere –
Il suo piccolo frocio sottomesso ai suoi piedi, in balia della sua virilità e della sua volontà. Volevo scendere. Le mie gambe erano così morbide. La mia bocca era così umida.
"Continua a leggere", disse.
La sua voce si era fatta più profonda. Più calma.
Forse anche toccato.
Obbedii. La mia voce tremava per l'eccitazione.
"Il tuo corpo parla. Senza parole.
Le tue braccia potrebbero abbracciarmi o tenermi lontano.
Immagino cosa si prova a scomparire nel tuo calore.
Non voglio avvicinarmi a te.
Voglio inginocchiarmi profondamente davanti a te, davanti a te.
Non perché devo farlo.
Ma perché non voglio altro."
Abbassai la lettera.
Gliela restituii. La sua mano era ancora sulla mia spalla.
"Sembra che a qualcuno tu piaccia davvero", dissi. Cercai di sembrare disinvolto. Ma non ero sicuro. La mia voce tremava.
La sua mano sulla mia spalla si spostò bruscamente verso il mio collo. Avrebbe potuto portarmi ovunque.
Mi guardò.
Allungo.
Profondamente..
Poi il suo sguardo si posò sulle mie labbra.
Abbassai lo sguardo verso le sue.
Si muovevano appena, ma li sentii dire:
"Sì. Sembra di sì."
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Oh my god!!!