14 - Il momento giusto
- Enzo
- 4 giu
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 14 giu
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La lettera è stata scritta.
Piegato. Pronto. Pieno di parole che non avrei mai potuto pronunciare.
Ora tutto ciò di cui avevo bisogno era una cosa: il momento giusto.
Lo osservai.
Giorgio sedeva sulla sua sedia davanti a casa. I suoi piedi nudi poggiavano sullo sgabello, impolverati, forti, immobili. Era immerso nei suoi pensieri.
Anche io.
Dovrei davvero farlo?
Hai messo la lettera lì, proprio davanti alla sua porta?
E se fosse troppo?
Troppo ovvio?
E se distruggessi tutto?
Fissai le piante dei suoi piedi.
Mi attiravano come una calamita.
Non erano solo piedi.
Erano la risposta a un desiderio senza nome.
L'ho sentito di nuovo.
Questo calore dentro di me.
Questo desiderio ardente di non agire sarebbe peggio che rischiare tutto.
Poi Giorgio si alzò. Senza fretta. Senza fretta.
Entrò in casa. La porta si chiuse silenziosamente, no, non proprio. Rimase solo socchiusa.
Ora.
Afferrai la lettera e uscii dall'ombra della finestra.
Il mio cuore batteva all'impazzata.
Sentivo le ginocchia deboli.
Ogni passo era un segreto.
Mi avvicinai furtivamente al caldo pavimento di pietra.
Nessun suono. Nessun respiro.
Solo io. E quello che stavo per fare.
Arrivai alla sua porta.
Chinato.
Le mie dita tremavano leggermente mentre posavo la lettera proprio sulla soglia di casa sua.
Poi... un rumore.
passi.
Difficile.
A piedi nudi sulla pietra.
Mi sono bloccato.
Ho avuto giusto il tempo di alzarmi che lui era già lì : Giorgio.
Era in piedi davanti a me. Alto. Calmo. Incredibilmente vicino.
Nuda sul petto. Pantaloni larghi, sguardo penetrante.
La sua presenza fendeva l'aria come un coltello nella cera calda.
" Enzo", disse.
La sua voce era profonda. Calma.
«Ehi… Giorgio», sussurrai.
Il suo sguardo vagò verso il basso.
Sulla lettera.
Proprio ai suoi piedi.
Lo vide.
Mi guardò di nuovo.
E chiese a bassa voce:
"L'hai messo tu?"
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